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Agriturismo a Murci


MURCI Borgo in Maremma

Descrivere Murci con occhi imparziali è pressoché impossibile. E’ a prima vista un piccolo villaggio italiano, come molti altri. Non troverete monumenti storici importanti, chiese antiche, siti archeologici di grande interesse.

Murci incuriosisce per la sua formazione urbana, questo sì, è un insieme di gruppi di
case perlopiù di piccole dimensioni, sparse qua e là con apparente confusione, ma nell'insieme estremamente armonioso.

Per gli abitanti di Murci e per chi ci arriva, le indicazioni per orientarsi sono date dai nomi dei proprietari che abitavano nel villaggio o delle loro famiglie o ancora dalla tipologia della casa o anche da elementi naturali caratteristici.
Quindi a Murci troverete case Alte, case Papi, case Merli, case Bruni, Poggetto, case Lunghe, case Porciatti, Casalone, Chiesa in Giù, case Belardi, Piazza Barbana.

A proposito di piazza Barbana, che è una piazzetta deliziosa di forma allungata, ho letto che il nome è stato ispirato dal fatto che un pastore di capre curava il suo gregge nei prati dove poi è nata la piazza. Nome che deriva da quella specie di barba che le capre hanno sul mento, da qui Barbana. Ci sono altre piccole piazzette in cui buttare un occhio, sono intime, antiche e commoventi.

Altro luogo in cui, se avete l'animo semplice e curioso, è possibile emozionarsi, è la fonte dei Cencini; pare sia la fonte più antica, si trova nei pressi della via Chiesa di Giù, non è facile trovarla, la cosa migliore e domandare sul posto, comunque, quando la troverete ne resterete conquistati. Il suo nome, delizioso, deriva dal fatto che in essa venivano lavati i cenci, vedrete tre grandi vasche comunicanti fra loro, un grande getto d'acqua fresca che da centinaia di anni sgorga in ogni stagione e un albero secolare a fare da cornice e ombra. Immaginate le voci delle donne dell'epoca che tra un indumento e l'altro si confidano i segreti del villaggio; immaginate l'odore del sapone…. che poesia!


 Murci non ha, Murci è!

È il ricordo di odori antichi;
passeggiando per le vie non mancherà il profumo della buona cucina maremmana, del bucato steso al sole, dell'erba appena taglia, della legna bruciata nel camino.

E' lentezza;
qui non si corre, la coda all'ufficio postale o dal medico condotto , sono l'occasione per scambiare con piacere quattro chiacchere.

E' essenziale;
le piante i giardini gli orti, sono curati con amore ma semplici essenziali non esistono potature esagerate o ornamenti inutili.


E' recupero;
tutto viene utilizzato e riutilizzato e quello che nelle grandi città è un problema, “il rifiuto“ qui è una risorsa, cibo per animali, concime per la terra, contenitori per i vasi
sedute di fortuna...

e poi è soprattutto Umanità.
Ci sono gli abitanti di Murci nati, cresciuti e invecchiati qui, sono gente schietta, concreta, che nel sangue ha il coraggio e l'orgoglio di chi ha vissuto la maremma antica. Ma non per questo gente dura, al contrario, con chiunque potrete scambiare parole sagge, ed essere accolti da grande disponibilità e cortesia.
Ci sono anche persone che a Murci sono arrivate per caso e sono rimaste, inventandosi una vita nuova, diversa a volte difficile, ma certamente non banale
e colma di amore per questa terra madre.
In fine c'è chi a Murci viene a rifugiarsi per rigenerarsi e per ascoltare di tanto in tanto il battito del proprio cuore.
A Murci le sere d'estate, spesso si suona e si balla in forma assolutamente spontanea,
e diventare tutti amici non è difficile, e anche vedere le lucciole è facile!
Se poi doveste capitare a Murci alla fine di Luglio non perdetevi la Sagra dello Strozzaprete, qui le cose si fanno sul serio, musica, cibo e buon vino a volontà sono garantiti.

Insomma Murci è un borgo antico che non attira sicuramente il turista di massa,
posso dire grazie al cielo, ma certamente è colmo di tradizioni e fascino da vendere.
Buon Murci a tutti!


Il Torrente Trasubbie

Prorio a delimitare il confine est del nostro Agriturismo si trova il torrente Trasubbino, affluente del torrente Trasubbie nel Comune di Scansano. Più precisamente il confine coincide con l'incontro e l'affluenza del torrente Senna con il Trasubbino. Questo tratto di territorio fa parte di un'area naturale protetta molto interessante e per certi aspetti unica nel suo genere. Caratterizzato dalla presenza di specie animali e floreali rare e protette. Quì di seguito riportiamo un estratto della descrizione presente su Wikipedia.

Il Trasubbie è un torrente che scorre nella parte centrale interna della provincia di Grosseto.

Le caratteristiche della portata e la particolare orografia danno un particolare aspetto all'alveo che si presenta stretto e incassato nel tratto iniziale, mentre nel tratto medio e terminale, dopo la confluenza di altri torrenti, quali il Trasubbino e la Senna, il suo letto si allarga formando una serie di ampie vallate, percorse da una fitta rete di canali.

Gli abbondanti depositi alluvionali, di natura ghiaioso-ciottolosa, cementati da sedimenti più fini, vanno a formare ampi terrazzi su cui si sviluppa una complesso floristico molto particolare. Gli studi condotti da il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università degli Studi di Siena, insieme al Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università degli Studi di Firenze, hanno messo in risalto fra le altre, la presenza di un'essenza endemica del comprensorio amiatino, la santolina etrusca. Fra le specie animali, si segnala il sito per la presenza dell'occhione, e in misura sempre meno episodica, del lupo.

L'area Protetta:

Il biotopo del torrente Trasubbie è un'area naturale protetta incentrata attorno alla confluenza di Trasubbie e Trasubbino, estendosi per circa 5 km a valle di essa e per circa 8 km a monte lungo l’alveo del Trasubbino, in un intervallo altitudinale fra 250 e 110 m s.l.m., nel comune di Scansano. Gli alvei dei due torrenti sono molto ampi e presentano caratteristiche geomorfologiche e flogistico vegetazionali assai peculiari, nonché un livello di integrità tanto elevato da farne uno dei siti della provincia di Grosseto più interessanti dal punto di vista bioecologico. Sono molto diffuse comunità vegetali erbaceo-arbustive pioniere di greti torrentizi ampi, ciottolosi e aridi, molto ricche di specie, cenologicamente e strutturalmente singolari per il loro aspetto di tipo “savanoide”. Esse si distribuiscono su ampi spazi a bassa interferenza antropica, su terrazzi con diverso grado di umidità, stabilizzazione del substrato e di evoluzione pedogenetica. Lungo le sponde e nelle anse morte del torrente sono presenti anche diverse specie di ambiente umido.

Il biotopo compare fra i Siti di interesse regionale come SIR B22 “Torrente Trasubbie” (IT51A0103), di 1.381,7 ettari, ed è attualmente studiato in dettaglio sia per la componente vegetale che per quella animale.

Fauna:

Tra le specie animali presenti nell'area protetta ricordiamo, tra i rettili, la testuggine di Herman (Testudo hermanni); tra gli uccelli: l'occhione (Burhinus oedicnemus), nidificante, presente con un elevato numero di coppie; il biancone (Circaetus gallicus), presumibilmente nidificante in zone boscate prossime al sito, utilizzato come area di alimentazione; la ghiandaia marina (Coracias garrulus), presumibilmente nidificante. Ci sono anche importanti popolamenti di uccelli legati al mosaico di praterie, garighe, arbusteti e boscaglie ripariali.

Flora:

Gli alvei del Trasubbie e del Trasubbino sono colonizzati da vegetazione pioniera erbaceo-arbustiva la cui composizione e struttura varia a “mosaico” a seconda dell’umidità del suolo e del suo grado di evoluzione pedogenetica, quindi sostanzialmente in funzione della distanza dal corso d’acqua.

I terrazzi superiori, ossia quelli più periferici e non interessati dalle piene ordinarie del torrente, hanno suoli stabilizzati e in essi si trovano alcuni tipi vegetazionali peculiari dei torrenti dell’area periamiatina. Laddove esiste una certa quantità di argilla nel suolo sono insediati degli arbusteti con marruca (Paliurus spina christi), ginestra odorosa (Spartium junceum), alaterno (Rhamnus alaternus), fillirea (Phillyrea latifolia) e lentisco (Pistacia lentiscus). Gli arbusteti lasciano però ampi spazi ad una peculiare tipologia di gariga “savanoide” dominata dai grandi ciuffi di Ampelodesmos mauritanicus, una vigorosa graminacea localmente chiamata “sarracchio”. Questa specie è favorita dagli incendi e prelude alla formazione dell’arbusteto. Ivi sono anche caratteristici i pulvini diEuphorbia spinosa.

Sui terrazzi inferiori, dove il suolo rimane più primitivo e ciottoloso anche a causa delle piene che portano continuamente nuovo materiale, domina invece un tipo di garigabassa a carattere pioniero, dominata da piccoli cespuglietti camefitici come Santolina etrusca, Helichrysum italicum, Satureia montana, Micromeria graeca, Teucrium montanum ed altre (associazione del Santolino etruscae-Saturejetum montanae). Esistono anche dei bei nuclei di saliceto arbustivo con Salix eleagnos e Salix purpurea, collocati sui terrazzi inferiori disturbati frequentemente dalle piene ordinarie. Più rari sono invece i boschetti igrofili con frassino ossifillo e pioppi, in genere sulle sponde consolidate lontane dall’acqua corrente.

Nelle zone più soggette ad inondazione, su suoli incoerenti sabbioso-limosi o ghiaiosi vicino all’acqua, ci sono tratti di greto senza vegetazione o con rade fitocenosi di specie erbacee (Dauco-Melilotion). Nei punti umidi e nelle anse morte di alcuni rami laterali sono inoltre presenti frammenti di vegetazione acquatica con Nasturtium officinale,Veronica anagallis-aquatica, Lythrum salicaria, Mentha aquatica, Juncus articulatus e altre.

Disseminati e variamente intercalati con la vegetazione naturale si trovano infine anche appezzamenti di pascolo ovino magri e pietrosi, e piccole aree di colture a perdere che una volta abbandonate si trasformano rapidamente in incolti aridi ricchi di specie.

La flora del biotopo è molto diversificata ed ecologicamente eterogenea coesistendovi specie di ambienti aridi ed umidi, così come piante che risalgono l’asta fluviale dalla fascia costiera ed altre che discendono dal piano montano, forse per “fluitazione” dei semi. In questo senso l’alveo del Trasubbie rappresenta una sorta di singolare collegamento fra contingenti floristici normalmente attestati su piani altitudinali distanti.

Fra gli endemismi spicca l’asteracea Santolina etrusca, specie ristretta all’area periamiantina, ben riconoscibile per l’habitus suffruticoso e i bianchi capolini tondeggianti che compaiono in luglio. Altro endemismo interessante è Sesleria italica, una graminacea che qui si trova disgiunta rispetto al suo areale principale nell’Appennino tosco-romagnolo. Fra le specie tendenzialmente litoranee che si trovano sull’arido greto troviamo Euphorbia barrelieri, robusta pianta glaucescente e spesso arrossata e il vistoso papavero di mare (Glaucium flavum), una papaveracea dai grandi fiori gialli normalmente localizzata sulle arene marittime.

Numerose sono le specie mediterranee di ambienti aridi fitogeograficamente notevoli, fra cui alcune asteracee “spinose” rare in Toscana come Notobasis syriaca, Tyrimnus leucographus, Cirsium italicum, Carduus acicularis e Cynara cardunculus, il carciofo selvatico.

Ad esse si aggiungono numerose altre entità interessanti quali Cephalaria leucantha,Linum nodiflorum, Geropogon glaber, Fumana ericoides, Teucrium montanum,Cichorium pumilum, Salvia virgata, Antirrhinum latifolium, Seseli tortuosum, Ononis viscosa, Torilis nodosa, Bupleurum subovatum, Melilotus sulcatus, Dianthus sylvestris,Allium amethystinum, Allium rotundum, Anchusa azurea, Anchusa undulata ssp.hybrida e numerose altre. Fra le specie un poco più igrofile si trova il raro Trifolium michelianum e Myagrum perfoliatum, una pianta di ambienti prativi coltivati. Infine deve essere menzionata la sempre maggiore diffusione di Polanisia dodecandra, una specie nordamericana avventizia nei greti di numerosi corsi d’acqua italiani.

Solstizio d’estate a Poggio al Toro

Scrittto da Bianca

Quando arrivai per la prima volta a Poggio al toro nel cuore della Maremma vicino Scansano, sentii da subito che era un luogo magico. Un luogo dove, con la luce del crepuscolo , con gli odori del bosco e i colori dei prati, tutto potrebbe succedere. Quale migliore occasione per giocare con la natura se non al solstizio d’estate?

Il 21 Giugno, giorno conosciuto come il più lungo dell’anno, il sole culmina allo zenith, ovvero si trova nel punto più alto della volta celeste.

Il termine “Solstizio” significa “Sole stazionario” e indica che in questo momento astronomico l’astro non si alza né si abbassa rispetto all’equatore celeste. Nell’esatto mezzogiorno astronomico le ombre degli edifici e dei pali scompaiono del tutto.

Sempre in quest’occasione, al tropico del Cancro è possibile osservare l’immagine del disco solare nel fondo dei pozzi, riflesso dall’acqua anche a decine di metri di profondità e lo stesso fenomeno si ripete il 21 dicembre (solstizio d’inverno).

Il gran numero di usanze e di piccoli rituali, ancora oggi vivi in tutta Europa, testimoniano che il solstizio estivo, insieme a quello invernale, resta uno dei periodi più amati e profondamente intessuti nella cultura popolare.

E’ la notte dei prodigi: la saggezza popolare sapeva cogliere la magia e il gran mistero della notte di S. Giovanni, il solstizio d’estate è il momento per venerare la potenza della luce, il maschile, la cima della montagna, la lama della spada, l’esteriore e l’assertivo.

L’acqua ed il fuoco sono per antonomasia i simboli solstiziali che si ritrovano in molte feste popolari. Da sempre con il fuoco si mettono in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Intorno al fuoco, dunque, si danzava e si cantava e nella notte magica avvenivano prodigi: le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell’aria scura, promesse d’amore e di fortuna. I falò accesi nei campi la notte di S. Giovanni erano considerati, oltre che propiziatori, anche purificatori e l’usanza di accenderli si riscontra in  moltissime regioni europee e persino nell’Africa del nord.

Secondo antiche tradizioni chi salta il fuoco è sicuro di non dover soffrire il mal di reni per tutto l’anno. Gettando erbe particolari (come la verbena) nel fuoco del falò si allontana la malasorte. In Sardegna si ritiene che il sole all’alba saltelli tre volte prima di innalzarsi in cielo, come fece la testa di Giovanni Battista quando fu decapitato.

La mattina del 24 Giugno le persone giravano tre volte intorno alla cenere lasciata dal falò e se la passavano sui capelli o sul corpo, per scacciare i mali.

La rugiadaraccolta aveva il potere di curare, di purificare e di fecondare.

Recarsi all’alba sulla riva del mare o del fiume a bagnarsi preservava dai dolori reumatici.

Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si usa bruciare le vecchie erbe nei falò e mettere in atto diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro perchè, come dice il detto, ” San Giovanni non vuole inganni”.

La notte di San Giovanni, a Roma, fino al 1872 (anno in cui la festa fu soppressa dal governo italiano), dopo l’Ave Maria veniva sparato un colpo di cannone che dava inizio ai festeggiamenti. Quella sera poi, ci si trovava nelle osterie per mangiare tutti insieme le lumache, in modo da scongiurare futuri litigi ed appianare insieme vecchie scaramucce. Le lumache infatti, in quanto animaletti cornuti, se mangiate in abbondanza, scongiuravano anche il pericolo di essere traditi dai propri amati.

Il nocino è il liquore che si prepara dalle noci raccolte in questo giorno. Si dice che la dea greca Caria (Carmen, la dea italica della divinazione)  amata da Dioniso morta improvvisamente, fu trasformata dal dio in albero di Noce mentre nove fanciulle vi danzavano intorno ( le nove ninfe Cariatidi). Anche secondo l’alfabeto Ogham (dei Celti) la noce era in relazione col numero 9 (numero lunare).

Mentre le erbe che si raccoglievano erano:

Erica - scacciadiavoli: anti malocchio. I suoi petali rossi erano ritenuti pregni del sangue del santo).

Aglio: pianta che protegge dalle creature malefiche. Il nome sanscrito dell’aglio significa infatti “uccisore di mostri”.

Artemisia-assenzio volgare: consacrata a Diana-Artemide.

Verbena: simbolo di pace e prosperità.

Ruta detta anche “erba allegra”, perché è un’efficace talismano contro il maligno.

Anche quest’anno quindi, sui passi delle più antiche tradizioni, a Poggio al Toro si festeggerà la notte di San Giovanni. Non ci faremo mancare suoni, luci e racconti, onoreremo con attenzione e cura il nostro meraviglioso territorio , come per altro siamo soliti fare, perché a noi infondo, nulla rende più felici che preservare la natura incontaminata che ci circonda.

bianca

N.B. Il contenuto di questo articolo, o parte di esso, e le immagini non sono riproducibili senza il permesso dell’autore

LA MAREMMA E I MERCATINI DELL'ANTIQUARIATO

La Maremma è ricolma di tesori da scoprire, questo si sà, ma oltre la natura, i paesaggi, la cucina e il mare, in Maremma, io riesco trovare, nei mercatini dell'antiquariato e di cose vecchie, oggetti di un tempo con un ' immenso valore: il ricordo.
Pentolami usati dai vecchi contadini, tessuti bellissimi, vecchie stampe, cartoline, vecchie chiavi, piccoli oggetti del passato, e molto altro.
Se anche voi, avete questa passione, vi tornerà sicuramente utile un elenco dei mercatini che abitualmente visito quando ho un po' di tempo. Coraggio dunque, passeggiate lentamente fra le bancherelle con gli occhi bene aperti, sicuramente come me, tornerete a casa ogni volta, con un pezzettino di Maremma .
Bianca

Prima domenica del mese

ORBETELLO
Antiquariato e collezionismo
anche il sabato
in C.so Italia circa 45 espositori

GROSSETO
Grosseto antiqua
Centro storico circa 60 espositori
anticalie e collezionismo

Seconda domenica del mese

PORTO ERCOLE
anche il sabato
cose vecchie e collezionismo

Terza domenica del mese

FOLLONICA
L'isola dei ricordi
Piazza Vittorio Veneto . Piazza della Chiesa

MARINA DI GROSSETO
anche il sabato
Lungo mare circa 40 espositori
Mercato antiquariato , modernariato, collezionismo,

Quarta domenica del mese

PORTO SANTO STEFANO
Mercatino cose vecchie

Agriturismo con cantina in Maremma

Durante tutti questi anni di attività mi sono spesso chiesto se avere una cantina in azienda potesse rappresentare una forte attrazione per i nostri ospiti. La risposta, in parte, l’ho ricevuta osservando le statistiche del sito. Negli anni, sempre più spesso, nelle parole di ricerca figurano proprio queste parole “agriturismo con cantina”.

Perchè questa riflessione? Perchè di fatto, per quanto le statistiche in parte mi incoraggiano, la richiesta più frequente rimane ancora un’altra: “agriturismo con piscina”. Per anni abbiamo lavorato come agriturismo senza avere la piscina, e ne siamo molto fieri, poi alla fine è arrivata.

I motivi per cui abbiamo deciso di fare una piscina sono diversi. Abbiamo trovato dell’acqua di sorgente particolarmente pura e ci siamo dotati di un impianto fotovoltaico che ci permette di abbattere i costi energetici e in parte l’inquinamento.

So di dire una cosa scontata, ma sempre di più l’agriturismo si sta trasformando in qualcosa di altro rispetto all’idea originaria. Quella per la quale l’agriturismo dovrebbe essere soprattutto un occasione di incontro e conoscenza con il mondo rurale: i suoi abitanti, le sue tradizioni e il territorio.

Mi regala sempre un certo divertimento la sorpresa di un ospite per la presenza di qualche sfacciato insetto che ha deciso di entrare in casa o il disappunto per qualche sventurata lucertola che ha deciso di farsi un bagno senza permesso e ,cosa ancora peggiore, senza neppure saper nuotare.

Alla fine devo dire, però, che tanti sono stati i nostri ospiti che hanno apprezzato la dimensione rurale, il lavoro in azienda, i nostri prodotti e che sono tornati negli anni a farci visita pur essendo stati privi sino all’anno scorso di un requisito così richiesto come la piscina. Ringrazio tutti questi cari amici perchè ci hanno reso felici e perchè ci hanno sino ad oggi preferito per quello che abbiamo saputo offrirgli.

N.B. Il contenuto di questo articolo, o parte di esso, e le immagini non sono riproducibili senza il permesso dell’autore


Agriturismo Nel Bosco


Mi ricollego ad un mio post precedente dove facevo riferimento alle caratteristiche del nostro Agriturismo.

Il nostro agriturismo, infatti, oltre ad offrire agli ospiti i prodotti principali dell’azienda, vino e olio biologici, si caratterizza per la sua posizione isolata nei boschi della Maremma toscana.

Questa in fondo è, peraltro, una delle ragioni principali che mi ha portato a suo tempo a lasciare la città per venire a vivere a Poggioaltoro. L’idea di poter mettere in piedi, quasi dal nulla, un’azienda agricola abbandonata, in grado di garantirsi con le proprie produzioni una certa autonomia, non solo economica, ma anche esistenziale. La realizzazione di una azienda agricola modello che potesse non solo sopravvivere economicamente ma coniugare modernità e tradizione.

Oltre al nostro Morellino e al nostro Olio, oggi noi produciamo energia elettrica che in parte consumiamo e in parte rivendiamo e già da tempo ci siamo resi autonomi dal punto di vista idrico e delle comunicazioni. Non utilizziamo l’acquedotto pubblico e comunichiamo attraverso un sistema voip che ci ha liberato definitivamente da cavi, canoni e compagnie telefoniche.

Non è sempre facile vivere lontano dai servizi e dalle strutture principali, soprattutto quando i nostri fornitori ci devono consegnare i materiali e le forniture per le nostre attività, ma in cambio siamo ripagati con sorprese e meraviglie come questa:

Nina, questo è il suo nome, è una capriola che abbiamo trovato in difficoltà e salvata da sicura morte. Ormai sta finendo il periodo di svezzamento e sempre più raramente torna a trovarci. Presto, con l’aiuto dei funzionari della Provincia preposti, riprenderà la sua vita selvatica e forse qualche volta ci verrà a visitare. O così almeno ci piace sperare.

La natura nella sua semplicità e generosità, infatti, ci offre spesso spettacoli ai quali ormai potrei dire siamo quasi abituati, ma che nello stupore dei nostri ospiti ci rinnova il piacere del ricordo di questa scelta.

Colgo questa occasione, come in altri casi, per ringraziare tutti i nostri ospiti che hanno condiviso con noi momenti veramente piacevoli, in molti casi confermandoci la loro preferenza, e mi scuso con quanti invece, per i motivi più vari, non hanno potuto apprezzare o comprendere fino in fondo questo spettacolo che è la natura.

N.B. Il contenuto di questo articolo, o parte di esso, e le immagini non sono riproducibili senza il permesso dell’autore

A.A.A MORELLINO DI SCANSANO


E’ nata a Scansano, nel febbraio 2008 l’Associazione Amatoriale Amici del Morellino che ha come scopo principale quello di aggregare gli appassionati di questo vino e di valorizzarlo nella sua veste di espressione territoriale avendo come riferimento l’uso del vitigno Sangiovese tipico della tradizione storica della zona, proposto o in purezza o abbinato con altri vitigni autoctoni.

Gli associati sono, quindi, veri appassionati di questo vino e di questo territorio e possono essere semplici consumatori o esperti sommelier. In pratica la loro attività consiste nell’organizzare delle cene/degustazioni presso ristoranti di Scansano e nell’occasione effettuano degustazioni alla ceca con 4 morellini proposti dal ristorante stesso.

Assaggiano, quindi, i vini senza sapere in anticipo da quali cantine provengono e, cosa non di poco conto, acquistano i prodotti degustati. Sabato 19 giugno sono stato invitato ad una loro cena particolare, e ho potuto assistere al rito, partecipando alla degustazione. Infatti, in occasione di questa cena hanno premiato i migliori tre Morellini vendemmia 2007 assaggiati durante l’anno, invitando i rispettivi produttori.

E’ stato un evento molto piacevole e una buona occasione per conoscere gli amanti di questo vino e scambiare con loro opinioni sui temi più svariati. Durante la cena, scheda alla mano, abbiamo valutato i quattro vini e abbiamo proceduto, quindi, alla fine ad una vera e propria classifica con voti. Il tutto con l’ausilio di computer e di sistemi statistici di calcolo.



Nonostante l’aspetto amatoriale di questa associazione e il valore simbolico del premio ricevuto, ma forse proprio per questo, rimane il grande piacere di aver visto riconosciuto il proprio lavoro da parte di una associazione che svolge questa attività, senza fine di lucro, per il piacere e per passione verso questo vino e il suo vitigno principale: il Sangiovese.

Colgo l’occasione per ringraziare l’Associazione per l’inaspettata sorpresa e tutti gli Amici del Morellino.

Cenni Storici sul Morellino


Dalle origini al 1700
Il documento più antico nel quale è citato Scansano, risale al 1188 in una Bolla di Clemente III^ e nel 1274, lo si ritrova menzionato nell'atto di divisione fra i due rami dei Conti Aldobrandeschi di Sovana e di Santa Fiora, al secondo dei quali fu assegnato Scansano e il suo distretto.

Trovandosi situato su una dorsale collinare, naturale separazione fra le terre poste su due versanti, Scansano subì sorti diverse nel corso delle estenuanti lotte fra gli Aldobrandeschi e la Repubblica di Siena.
Più volte i senesi portarono le armi in Scansano e nel 1330:" la prima impresa fu contro la Terra di Scanzano, che fu occupata per assalto e tutta messa a sacco e a fuoco, sicchè appena i Conti (Aldobrandeschi) che in erano alla difesa, ebbero tempo con molti de loro a salvarsi fuggendo a S. Fiora ".

Nel 1331, fatte le rituali sottomissioni dei Conti nei confronti della Repubblica di Siena: "Restituischino i Sanesi a Conti la Terra di Scanzano, ma smantellata, atterrata la Rocca e ripieni i fossi..."

Nel 1439, a seguito del matrimonio di Cecilia Aldobrandeschi con Bosio di Muzio Attendolo Sforza di Cotignola, Scansano passa sotto il dominio degli Sforza che, con altri territori, lo dominano per circa due secoli.

Nel 1615 Mario Sforza aliena Scansano e Pomonte a Cosimo II^ dei Medici, che fra il 1617 ed il 1619 pone l'Arme dei Medici sulla porta di Scansano (porta di accesso al centro storico).

Nel 1738 Scansano passa sotto il Granducato dei Lorena, divenendo nel 1776 sede di Podesteria e, Comunità, nel 1783 comprendente, oltre al capoluogo, Cotone, Montorgiali, Montiano, Poggioferro, Pancole, Collecchio, Polveraia, Montepò, Pomonte.


Scansano e il suo territorio nell'Ottocento
Scansano e il suo territorio, agli inizi dell'Ottocento, avevano caratteristiche peculari che affondavano le loro radici, come si è visto, nelle particolari vicende storiche che risalivano alle origini etrusco romane. L'assetto territoriale, le particolari condizioni dell'area amiatino maremmana, così come la stessa struttura agraria non avevano favorito l'espansione della mezzadria, al contrario di gran parte della Toscana fin dal pieno Medioevo. La presenza di vaste aree boschive, la diffusione della piccola proprietà coltivatrice e delle grandi tenute determinarono, di conseguenza, gli stessi ordinamenti culturali e le tecniche di coltivazione. Tale assetto fu anche influenzato dalle peculiari condizioni del mercato e dalla mobilità di popolazione dovuta sia alla presenza di attività di estrazione mineraria fin dal XVI secolo, sia, nel corso dell'Ottocento, alla pratica dell'estatatura ufficializzata da Leopoldo II e protrattasi fino al 1897.

Il Novecento
Nel 1992 è stato fondato il Consorzio a tutela del vino Morellino di Scansano che può contare oggi su 26 aziende consorziate, oltre ai circa 150 soci produttori di uva D.O.C. che conferiscono le loro uve alla Cantina Cooperativa del Morellino di Scansano.

L'obiettivo del Consorzio è di dare un indirizzo alla politica vitivinicola del territorio, di garantire la qualità attraverso il disciplinare di produzione e di valorizzare il prodotto sul mercato.

Con il decreto del 28 dicembre 2000, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 18 del 23 gennaio 2001, al Consorzio è stato conferito l'incarico, da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, "di svolgere le funzioni di tutela, di valorizzazione, di cura generale degli interessi relativi alla citata denominazione di origine, nonché di proposta e di consultazione nei confronti della pubblica amministrazione, ai sensi dell'art. 19, comma 1°, della legge 10 febbraio 1992, n° 164."

Caratteristiche del Morellino di Scansano DOCG
Dalla vendemmia 2007 il Morellino di Scansano é diventata una Denominazione di Orgine Controllata e Garantita, questa modifica porta ad un incremento di qualità di questo interessante vino toscano. Queste le caratteristiche del vino a norma del disciplinare di produzione.

Il Morellino di Scansano presenta un colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento; all’olfatto deve essere intenso, fine, fresco, fruttato con sentori di frutti rossi, marasca, molto spesso prugna, etereo, può presentare sentore di legno; al gusto è secco, caldo, leggermente tannico, morbido con l’invecchiamento.

Il titolo alcolometrico volumico totale minimo di 12,50% vol per il Rosso e 13,00% vol per la Riserva che deve essere  sottoposta  ad  un periodo di invecchiamento non inferiore a due anni, di cui almeno uno in botte di legno. Il  periodo  di  invecchiamento decorre dal 1° gennaio successivo all'annata di produzione delle uve.

L’acidita' totale minima non deve essere inferiore a 4,50 g/l; l’estratto  non  riduttore  minimo di 24,0  g/l per la tipologia Rosso e  26,0 g/l per la Riserva.